Stati Uniti, Cina e Polonia danno l'esempio
[fusion_separator style_type="none" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="5" bottom_margin="5" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /]Stati Uniti, Polonia e Cina hanno squadre di droni muniti di sensori per monitorare le emissioni intorno alle zone industriali e fornire dati in tempo reale.
Negli Stati Uniti è attivo il laboratorio volante Scentroid DR1000, un drone con cinque sensori differenti in grado di monitorare circa 35 agenti inquinanti, tra cui anidride carbonica, metano, anidride solforosa e acido solfidrico. Il drone, inoltre, è in grado di rilevare anche l’umidità, la temperatura e la posizione GPS, permettendo alle autorità di individuare il responsabile per l’eccesso di inquinanti.
Dal 2018 questi droni sono in dotazione alle forze dell’ordine di Katowice, in Polonia. Qui si trovano 33 delle 50 città europee più colpite dallo smog secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Katowice risulta essere la seconda città più inquinata dell'Unione Europea e circa l'80% dell'energia del paese viene generata dal carbone, grazie anche al sostegno normativo ed economico dell'attuale governo.
In Cina, invece, già nel 2014 i droni venivano usati per la riduzione dell'inquinamento, soprattutto nelle aree urbane. Allora fu possibile identificare circa 70 aziende in violazione delle norme ambientali. Oggi il loro impiego ha raggiunto livelli più avanzati, dal momento che vengono utilizzati anche per identificare la ruggine, corrosione e segnali di attività inquinanti che potrebbero non essere visibili dall’alto.
Oggi tutte le principali capitali mondiali hanno attivato l’acquisizione dei dati tramite i droni. Hong Kong ad esempio ha adottato un approccio innovativo, usando i droni per analizzare le emissioni delle migliaia di navi che fanno scalo e attraccano nei suoi porti per verificare che utilizzino combustibili marittimi più puliti. Tutto ciò è possibile anche perché i sensori di inquinamento e gli stessi droni sono diventati più economici e adattabili, anche grazie alla possibilità di montare sensori specifici su droni per uso generico anziché impiegare solo i modelli progettati espressamente per una determinata attività.
Fonte: ENI