L’anno dei droni “seduti sulla coda”

Il Punto di Sergio Barlocchetti.

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di Sergio A. Barlocchetti *

Tra i maggiori vantaggi dei sistemi aerei a pilotaggio remoto c’è la grande libertà progettuale che, rispetto agli aeromobili, consente di abbandonare le forme più tradizionali e lasciarsi andare a nuove configurazioni che siano anche funzionali all'utilizzo particolare che si intende fare del proprio sistema. Di recente assistiamo sempre più spesso al collaudo di modelli “sit on tail”, letteralmente “seduti sulla coda”, dei quali un prototipo interessante e industrializzato era stato visto al salone di Farnborough nel luglio scorso. Si trattava in realtà di EVTOL (mezzo elettrico a decollo e atterraggio verticale), che vorrebbe proporsi come novità nel campo della sorveglianza di infrastrutture critiche.

Ala a delta, motori traenti allineati poco davanti al baricentro, grande spazio per le batterie e ampie superfici di controllo da sfruttare appieno tramite l’autopilota, poiché un “contro” dell’ala a delta è che non sempre essa risulta naturalmente stabile e quindi non consente sempre di recuperare il drone in pilotaggio manuale in caso di avaria al sistema di controllo dell’assetto.

Bisogna sempre tenere presente che spesso l’operatore, seppure pilota, non è automaticamente anche un fine e allenato aeromodellista.

Perché come tutte le configurazioni anche questa presenta vantaggi e svantaggi: se le dimensioni dell’UAV non sono particolarmente generose, con la tecnologia attuale si possono coprire distanze notevoli atterrando in pochissimo spazio sia in orizzontale sia in verticale, si tratta di solito di forme molto robuste e compatte, però la configurazione bimotore affiancato comporta che i due propulsori debbano rimanere sempre accesi durante il volo e che le variazioni di trazione tra uno e l’altro siano minime e sempre sotto controllo.

Una delle aziende che produce tali velivoli è la canadese SkyX (suo già lo SkyOne UAS per ispezionare condutture, reti elettriche e altre infrastrutture), che al salone ha presentato il suo drone SkyTwo. A fondare l’azienda è stato un ex capitano dell’aviazione israeliana, pilota di UAS, che iniziando nel 2016 ha ricevuto un anno dopo un finanziamento di 5 milioni di dollari dalla cinese Kuang-Chi.

L’esperienza dello SkyOne ha portato l'azienda a completare un volo di analisi lungo 62 miglia sopra un gasdotto situato in Messico, identificando e riportando oltre 200 anomalie con georeferenziazione mentre un team di piloti e ingegneri pilotavano il mezzo a distanza dall'impianto di controllo delle missioni SkyCenter della compagnia a Toronto. Il tutto via web e mediante link satellitare. E come sempre il test era volto a mostrare l’economicità delle operazioni svolte con l’UAV rispetto ai costi di un elicottero o aeroplano leggero. "Se sei una compagnia petrolifera, non devi allenarti per pilotare un aereo", ha detto il Ceo e fondatore di SkyX, Didi Horn. "Dimmi cosa stai cercando di monitorare, voleremo e troveremo i dati." Senza l'uso del satellite è pur sempre possibile posizionare stazioni di ricarica lungo la rotta tracciata, per consentire la discesa e il parcheggio autonomo degli UAV a batteria scarica. La loro dimensione ridotta e le prese elettriche di tipo commerciale permettono la facile installazione delle stazioni, ovunque occorra.La visione fiabesca e artificiale delle applicazioni, che soltanto qualche anno fa riempiva di rendering i media nostrani, si è avverata. Poco importa ora sapere se il sensore a bordo sia un Lidar, un infrarosso oppure un visibile, l’importante è che alcune aziende possano finalmente proporre un servizio usando un sistema nel quale le missioni siano programmate a tavolino, dal geo-scherma alle no fly zone, dagli ostacoli lungo il percorso a eventuali pericoli o condizioni meteorologiche che possano limitare le prestazioni del sistema. Nulla di fantasioso, il software che gestisce tutto ciò è già in commercio, un esempio è il Jetson TX2 di Nvidia, ma ce ne sono per tutte le tasche.

Professionista del settore aviazione da 26 anni, ingegnere aerospaziale, giornalista professionista e pilota. Ha ricoperto il ruolo di Flight Test Engineer in ambito manned e unmanned, di specialista in avionica e radiofrequenza. Ha fatto parte della redazione del mensile Volare per 18 anni e ha esperienza di pilotaggio su aeromobili leggeri ed executive. Attualmente ricopre l’incarico di project manager nella produzione di droni ed è docente di materie tecniche presso la scuola dell’Aero Club Milano.

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