Nessuno controlla i cieli della Lombardia
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Un’anarchia nei cieli che, unita all'assenza di controlli, ha fatto sentire i suoi effetti a Londra, dove l’aeroporto di Gatwick è rimasto bloccato per 36 ore con oltre 140mila passeggeri rimasti a terra e mille voli cancellati. Dopo il caos, il Governo del Regno Unito ha annunciato il varo di un sistema di monitoraggio (leggi qui per approfondire). Un campanello d’allarme suonato anche in Italia, sui rischi del “drone selvaggio”, con apparecchi nelle mani di organizzazioni criminali o di persone che da un giorno all'altro si improvvisano piloti da remoto.
Nello scenario si inseriscono anche le implicazioni sul rispetto della privacy, sulla tutela dei cittadini dai rischi legati alle cadute di droni in volo. Un nuovo strumento per indagini e per prevenire reati che, come tutte le tecnologie, può anche divenire un’arma per i criminali. Nel luglio scorso un’operazione della polizia ha decapitato un’organizzazione di spacciatori in zona Comasina e ha portato al sequestro di un drone professionale che, secondo gli investigatori, veniva utilizzato anche per presidiare il territorio e “spiare” il passaggio di auto delle forze dell’ordine. Le attività di certificazione e sorveglianza delle scuole per pilotare i droni spettano all'ufficio Enac di Malpensa, dove lavorano 15 persone, mentre quello di Linate, con 12 operatori, deve vigilare sulle licenze. Altri quattro dipendenti Enac lavorano a Orio al Serio. Compiti che si aggiungono ai più tradizionali adempimenti in capo all’ente, tra cui il rilascio dei brevetti per i voli privati, circa 200 all'anno in Lombardia. La competenza spazia su Lombardia, Liguria e parte del Veneto, dopo che sono stati chiusi gli uffici di Genova e Verona. Nell'arco di dieci anni, denuncia il segretario milanese della Cisl Fp Giorgio Dimauro, il personale è stato dimezzato. E il risultato è che, di fronte al boom dei droni, «nessuno controlla».
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