Legambiente con WWF Italia, Italdron Academy e Cepas
[fusion_separator style_type="none" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="5" bottom_margin="5" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /]Il progetto pilota “SAPR nell’ambito della vigilanza ambientale volontaria per la difesa del territorio e la salvaguardia del patrimonio naturalistico” vede il coinvolgimento di Legambiente insieme a WWF Italia, Italdron Academy e Cepas ( Istituto di certificazione delle competenze e della formazione del gruppo Bureau Veritas).
Lanciato ufficialmente lo scorso dicembre, il progetto durerà 12 mesi e sarà articolato in 24 missioni operative in programma in alcune aree del black-spot del Delta del Po, riporta il sito di Legambiente. Un’area di decine di migliaia di ettari protetti, dal 2000 riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’UNESCO e culla di ecosistemi naturali di inestimabile e straordinario valore, per la maggior parte rappresentati da zone umide.
Proprio l’acqua caratterizza questo territorio ed è la fonte da cui si sostenta la grande biodiversità, comprese le tante specie protette. Obiettivo del progetto è quello di far coincidere la necessità di un più efficiente controllo preventivo con la messa a punto di una tecnica di monitoraggio pratica, veloce e al tempo stesso non invasiva.
Perché possa rafforzarsi una tutela che ruoti a 360° intorno al vincolo naturalistico, i lavori verranno condotti assumendo una serie di misure precauzionali, come la definizione preventiva dei punti di decollo e atterraggio dei velivoli e la ragionevole distanza dalla fauna presente. Saranno così evitate, in generale, traiettorie potenzialmente dannose, o più semplicemente disturbanti, oltre a quelle non finalizzate all’obiettivo specifico della missione. Questa la logica con cui i droni sorvoleranno chilometri di parchi, riserve naturali e zone dunali o boschive, garantendo, accanto all’efficienza tecnica, alti standard cautelativi dell’ecosistema.
Legambiente dirigerà le operazioni nell’area emiliano-romagnola, fino ai comuni in provincia di Ravenna e alle riserve naturali costiere, mentre il WWF Italia sarà impegnato sulla sponda veneta del Po.