Nel 2035 7,4 mln di droni nei cieli europei

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Oltre 20% a scopo industriale per Arthur D. Little

Saranno 7,4 milioni i droni che voleranno nei cieli europei nel 2035, quando sul continente la domanda di prodotti e servizi relativi agli aeromobili a pilotaggio remoto toccherà i 10 miliardi di euro. Lo rivela l’analisi sulle prospettive del settore della società di consulenza Arthur D. Little, presentata in occasione di Dronitaly, a Milano il 4 e 5 aprile. Da qui al 2028 saranno i SAPR (Sistema Aeromobile a Pilotaggio Remoto) commerciali a registrare la crescita più significativa, del 27% in termini di ricavi e del 34% nel numero di unità vendute.

A oggi i droni per uso commerciale rappresentano solo il 6% di quelli venduti a livello globale, ma supereranno il 20% nel 2028 grazie alla crescita dell’utilizzo a scopo industriale. I SAPR saranno infatti utilizzati in moltissime applicazioni, garantendo evidenti vantaggi di efficienza, prestazioni e costo. “Il mercato di sbocco - ha spiegato Francesco Marsella, partner di Arthur D. Little - è quello in cui i droni sono già oggi ampiamente utilizzati, come fotografia, video, sport ed entertainment. È un mondo già ben servito, con una tecnologia matura e disponibile sul mercato”. “Il potenziale - ha aggiunto l’analista - è però estremamente interessante anche per servizi più professionalizzati, come la fotogrammetria, le ispezioni, i monitoraggi, per le infrastrutture lineari di operatori come quelli autostradali, per le linee di trasmissione elettrica. Questo per due motivi: la prospettiva di risparmio economico e di efficienza nell’impiego dei droni rispetto alle squadre di sorveglianza di oggi e per la minore esposizione al rischio degli operatori”.

L’analisi stima che al 2028 in Italia saranno oltre 79.000 gli aeromobili a pilotaggio remoto che potranno servire a uso commerciale (125.000 se si include anche il settore dei media e della fotografia): 19.100 impiegati in agricoltura; 17.600 nel monitoraggio dei pozzi, considerando che quelli di petrolio e gas in Italia sono un migliaio; 16.000 nella logistica, dove la percentuale dei pacchi trasportabili dagli aeromobili a pilotaggio remoto è del 5%; 8.400, invece, quelli che serviranno per la gestione delle emergenze; 8.100 per le ispezioni delle torri di telecomunicazioni, che in Italia sono circa 24.000. 6.400 i droni che potrebbero poi essere impiegati nelle ispezioni di impianti di energia eolici, termo e idroelettrici. Un minor numero di aeromobili, infine, servirà per il monitoraggio delle reti elettrica (1.400), del gas (1.300), ferroviaria (600) e autostradale (200).

Sebbene l’impiego di droni nella logistica sia quello più suggestivo e forse anche più conosciuto, l’orizzonte temporale è più dilatato rispetto a quello delle altre applicazioni commerciali: “Se ne parla probabilmente dall’avvento dei droni sul mercato, Amazon ci ha abituato alle promesse di delivery con drone e DHL e altri operatori di calibro mondiale l’hanno seguita. Tuttavia oggi le applicazioni sono ancora estremamente poche e pressoché sperimentali, in aree rurali e poco raggiungibili. Quindi sulla logistica abbiamo una visione probabilmente positiva, ma un outlook che traguarda i prossimi 10 anni”, ha spiegato in conclusione Marsella.

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