Il Punto
di Sergio Barlocchetti
La notizia del 25 febbraio con la quale la Filt Cigl ha annunciato di volersi occupare anche di piloti di droni è stata accolta in modo critico da associazioni e operatori. Ma come, viene da chiedersi, il pilota unmanned, figura alta tra le professioni innovative, ha già bisogno di una rappresentanza sindacale?
Il comunicato recita:
“Il pilotaggio remoto di apparecchi radiocomandati (Sapr) è già da alcuni anni in continua e rapida evoluzione, con applicazioni in molteplici ambiti, ma restano ancora inesplorate tutte le opportunità di utilizzo e lavoro che questo strumento continuerà ad offrire. Parimenti questa novità nel mondo dell’aviazione è ancora oggi un territorio senza regole né perimetri certi ed esigibili: una pagina bianca su cui scrivere e su cui è importante scrivere da subito, inequivocabilmente, quali debbano essere le garanzie del settore”.
Faccio un salto sulla sedia. Che il settore sia in rapida evoluzione è certo, il progresso inarrestabile è infatti la caratteristica principale del mondo Unmanned, ma affermare che si tratti di un “territorio senza regole” fa sorgere qualche dubbio su quale sia la visione del sindacato a proposito della realtà del comparto. Dire che restano inesplorate tutte le opportunità di utilizzo e di lavoro è come fare un salto indietro di 15 anni, quando si installavano le prime videocamere sugli aeromodelli e quando i giroscopi erano grandi come limoni.
Quanto alle regole, semmai è il contrario, queste sono troppe, inutili e impediscono al mercato di esprimere le sue potenzialità, e forse l'opera di un sindacato (nonché delle associazioni, non saranno un po' troppe queste rappresentanze?) servirebbe, al limite, soltanto a ottenere più libertà d'azione.
Ricordiamo che da sempre - anche con Dronitaly - sosteniamo come piloti e operatori professionisti debbano essere trattati come tali, ma anche – e a ragion veduta – come l'uso di un SAPR stia diventando pari a quello di qualsiasi altro strumento di lavoro in mano a un professionista (i trecentini, tanto per fare un esempio).
Se per “garanzie del settore” intendiamo un albo dei piloti siamo fregati, se invece intendiamo strizzare l'occhio alla sicurezza, beh allora il sindacato stia tranquillo, le statistiche ci confortano.
Che i piloti commerciali siano spesso oggetto di sfruttamento, impiegati oltre gli orari di lavoro standard, è vero, ed è una delle questioni all'attenzione di tutti gli attori del comparto aviazione, ma fatico a comprendere quali diritti potrebbe avocare a sé un pilota APR se non quello di vedersi corrisposto il giusto valore per il lavoro svolto. E vista la discontinuità delle operazioni (la pioggia è più che sufficiente per rimandare un volo), il costo del lavoro di un dipendente assunto a contratto e il mercato attuale, risulta difficile immaginare l'esigenza di rappresentanze sindacali giustificate.
Il comunicato prosegue con questa frase:
“Per la Filt è necessario già oggi avere uno spirito di unione delle nuove generazioni di lavoratori nel settore del pilotaggio remoto, sia nei percorsi che ci si troverà ad affrontare sia nei traguardi che sarà indispensabile raggiungere sia nel breve come nel lungo periodo”.
Afferma tutto e nulla. Cerchiamo di essere pragmatici: a noi del comparto Unmanned servono efficacia e stabilità normativa, servono regole che permettano alle aziende di ogni dimensione di giocare alla pari per far emergere il meglio.
Qualche anno fa, lancia in resta, anche Confindustria decise di entrare nel settore APR.
Da allora, di quell'iniziativa, ben poco o quasi nulla si è più saputo.
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