Regola delle tre S: siamo sempre sperimentatori

Il Punto di Sergio Barlocchetti.

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Qualche giorno fa il direttore di Dronezine Luca Masali ha postato sui social una sua creazione: in un video spiega come è riuscito a ricavare i paraeliche per un drone Anafi utilizzando ghirlande in polistirolo per decoupage. (video qui)

Sorrido al pensiero che non più di un anno fa, necessitando in tutta fretta di un tubo di Pitot, avevo finito per smontare una biro (di quelle trasparenti per intenderci) e costruire rapidamente la presa dinamica di cui avevo bisogno. Nel raccontarlo a un amico questi mi aveva confessato a sua volta di aver dovuto utilizzare quattro vecchi involucri di rullini fotografici per costruire le carenature dei motori di un nuovo prototipo di mini quadricottero. Per di più, ricavando alcune feritoie sulla parte inferiore era anche riuscito a determinare una efficiente circolazione dell'aria per il raffreddamento.

Potrei continuare a elencare soluzioni creative all'infinito ma avrete capito che gli esempi fin qui riportati servono a immaginare uno scenario ed esprimere un concetto più ampio: il confine tra lo spirito dell'aeromodellista, sperimentatore per eccellenza, e lo spirito del pilota di droni non esiste. Neanche di fronte a un pilota SAPR professionista registrato.

La dimostrazione è giunta qualche giorno fa, quando, a seguito di un atterraggio infelice, un Matrice 600 ha riportato danni ai pattini. L'operatore, a un passo dal terminare le missioni ma impossibilitato a usare gli altri droni ormai scarichi, non si è perso d'animo e, nella migliore tradizione aeromodellistica, con un po' di nastro telato americano, un rametto d'albero e un coltellino svizzero si è costruito un appoggio posticcio ma efficace. Diversamente avrebbe dovuto rispettare il manuale e tornarsene a casa.

Arrovellarsi, spremere le meningi, costa fatica ma è alla base dell'ingegneria, ne è l'essenza. Dubitare che una cosa possa funzionare o meno, e soprattutto come, è la base della sicurezza. Perché le regole, i manuali, le procedure sono importantissime, ma senza intuizione, creatività ed esperienza, Apollo 11 non sarebbe mai arrivato sulla Luna, Apollo 13 non sarebbe mai tornato indietro, e Chesley Sullemberger sarebbe finito con l'Airbus contro i grattacieli di Manhattan.

Ecco perché nel mondo unmanned non bisogna mai dimenticare le origini di tutto il settore e le nostre, perché anche il regolamento Easa tiene ampiamente conto dell'aeromodellismo e l'aeromodellismo dovrebbe essere meno critico verso chi da un aliante da pendio è passato a un quadricottero, senza smettere però di amare le lunghe ali.

di Sergio Barlocchetti *

Professionista del settore aviazione da 26 anni, ingegnere aerospaziale, giornalista professionista e pilota. Ha ricoperto il ruolo di Flight Test Engineer in ambito manned e unmanned, di specialista in avionica e radiofrequenza. Ha fatto parte della redazione del mensile Volare per 18 anni e ha esperienza di pilotaggio su aeromobili leggeri ed executive. Attualmente ricopre l’incarico di project manager nella produzione di droni ed è docente di materie tecniche presso la scuola dell’Aero Club Milano.

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