Il Punto
di Sergio Barlocchetti
La presentazione ufficiale della nuova versione del portale D-Flight avvenuta presso la sede ENAV di Roma Ciampino il 16 maggio rappresenta senza dubbio un passo avanti per la comunità unmanned nazionale.
Se sull'efficacia e la funzionalità della prima veste del portale avevo malcelato dei dubbi, l’impostazione e l’architettura di questa paiono efficienti e pensate correttamente per il tipo di pilota a cui si rivolgono. Già il fatto che l’utilizzo delle informazioni possa essere disponibile all'utente anonimo come a quello registrato, e presto anche alle autorità di pubblica sicurezza che dovessero segnalare una no-fly zone temporanea, e che il tutto avvenga nello stesso modo in cui i piloti dell’aviazione tradizionale usano i software di pianificazione del volo, indica che i programmatori incaricati della scrittura del codice hanno effettuato studi e ricerche dedicate prima di mettersi all'opera. Un lavoro che è lungi dall'essere terminato e che li vedrà impegnati costantemente per rendere questo strumento utile ed efficace, quanto apprezzato da chi lo deve usare.
Del resto, i piloti di qualsiasi tipo di mezzo volante sono ormai abituati a usare applicazioni e portali come windy o skydemon, ma anche flyops e altri specializzati per operazioni particolari, come l’aviazione d'affari o le scuole di volo. Dunque avere finalmente a disposizione un portale dedicato agli APR aiuterà professionisti e dilettanti nella preparazione delle attività di volo.
La versione finale del portale e molte altre funzioni arriveranno entro il prossimo anno, mentre fino alla fine di maggio i beta-tester (collaudatori volontari) che hanno aderito al programma invieranno a d-flight le loro osservazioni, commenti e suggerimenti al fine del suo miglioramento continuo. Da giugno si potrà invece pagare online per il servizio di emissione del QR Code da applicare sui mezzi, mentre nulla ancora invece si sa sul fronte “black box”, ovvero quello che dovrebbe essere una specie di transponder per droni. E’ forte convinzione di chi scrive che sia inutile investire su tecnologie obsolete come i transponder convenzionali quando la tecnologia ci offre congegni più flessibili, precisi, leggeri e semplici. Mi riferisco alle potenzialità dello Ads-B, magari anche integrato con tecnologia 4 e5G, nonché sulla disponibilità di apparecchiature multi-standard che leggono la presenza di alianti (Flarm) e altri velivoli.
Insomma, in una settimana di primavera ancora un po’ fredda, le notizie che arrivano da Bruxelles, dove è stato confermato il prossimo arrivo del regolamento comunitario in Gazzetta Europea, e quelle che abbiamo avuto da Roma, una volta tanto ci fanno pensare di essere un Paese unmanned avanzato. Rimango invece un po’ scettico sul fatto che gli aeromodellisti si registreranno in massa sul portale, ma per ragioni storiche. Se è vero che giocattoli e aeromodelli sono cose differenti, è anche vero che la differenza tra adulti e bambini sta nel prezzo dei loro giocattoli. Dunque considerando la natura sperimentale, avventurosa e ludica del voler fare aeromodellismo, non credo che la volontà europea di registrare ogni modello sia perseguibile. Oltretutto, se l’attività è svolta nei campi preposti, sarebbe completamente inutile. Il pericolo è che d-flight riceva in un paio di anni qualche decina di migliaia di record che poi in realtà non esistono se non nei primi mesi di utilizzo.
Altro scetticismo riguarda i tempi di realizzazione delle regole BVLOS attuate mediante scenari standard. La sperimentazione prosegue ma credo che per attuare delle procedure condivise serva più tempo e soprattutto più cultura, come ho avuto modo di dire proprio durante l’incontro romano. Diversi i motivi:
- Pirmo, ancora non stiamo informando a sufficienza chi acquista un drone al grande magazzino e chi arriva da altre nazioni nei nostri aeroporti dell’esistenza di un regolamento per l’uso dei mezzi volanti a controllo remoto. Figuriamoci se questi potessero fare del Bvlos.
- Secondo, perché l’essere collaborativi e diligenti è una fatto di cultura (non soltanto aeronautica), e la cultura dell’aviazione dovrebbe essere svolta in primis dall’Aero Club d’Italia, che invece versa in condizioni poco felici saltellando da un commissariamento all'altro.
Tornando a d-flight, bisogna lavorare sulla mentalità di non sentirci costretti a iscriverci, ma che farlo (anche se per taluni sarà la terza volta), serva per volare meglio e legalmente, per condividere le nostre caratteristiche e informazioni con Enav, ente che non vorrebbe essere costretto a segregare uno spazio aereo pur di proteggerlo, soltanto perché non ha notizia affidabile e certa che il pilota del drone starà nelle vicinanze ma eviterà di incrociare un liner in atterraggio.
[fusion_separator style_type="default" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="10" bottom_margin="20" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /]*Professionista del settore aviazione da 27 anni, ingegnere aerospaziale, giornalista professionista e pilota. Ha ricoperto il ruolo di Flight Test Engineer e Project Manager in ambito manned e unmanned. Ha fatto parte della redazione del mensile Volare per 18 anni e ha esperienza di pilotaggio su aeromobili leggeri ed executive. Attualmente ricopre l’incarico di direttore tecnico di un'azienda aeronautica internazionale ed è docente di materie tecniche presso la scuola dell’Aeroclub Milano.
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