Il Punto
di Sergio Barlocchetti
Qualche giorno fa l'americana Wing Aviation LLC è diventata la prima società di spedizioni mediante droni a ricevere la certificazione come vettore dalla Federal Aviation Administration (FAA).
La notizia, ripresa da tutti i media specializzati in aviazione, rappresenta una pietra miliare (per usare il termine “milestone”) nella storia dell'industria unmanned e non è un caso che avvenga pochi giorni prima della grande kermesse Xponential 2019, mecca mondiale delle manifestazioni dedicate ai droni. Certo, volare a 400 piedi ground (120 metri circa) sopra sobborghi di villette, ognuna con un bel giardino davanti e dietro, è più facile che farlo sopra la Bovisa di Milano o sopra la Garbatella romana, però il divario tra noi e loro adesso è davvero troppo, almeno considerando il tempo impiegato dagli americani per sperimentare lo Uas – Ipp, cioé il sistema di integrazione dei droni nello spazio aereo civile.
"Questo è un importante passo avanti. La sicurezza continua ad essere la nostra priorità in quanto questa tecnologia continua a evolvere e realizzare il suo pieno potenziale", ha affermato il segretario ai trasporti degli Usa Elaine L. Chao. Del resto la certificazione della Wing come operatore aereo significa che è possibile iniziare un servizio commerciale di consegna delle merci dai centri logistici alle case negli Stati Uniti. Non tutti i giorni, o almeno non quando piove, non dopo il tramonto e non con un forte vento per ora, ma almeno hanno cominciato.
Vedere lungo, nel senso di avanti nel tempo, è una qualità. Tuttavia sbilanciarsi e dire che presto droni interamente elettrici ridurranno il traffico sulle strade, l'inquinamento e le emissioni di carbonio nei cieli è invece esagerato. Certo, non vediamo l'ora che sia così, ma ci vorranno almeno vent'anni. Consegnare posta o pacchetti nel Minnesota o in Australia è una cosa, farlo tra la Salaria e Trastevere ben altra faccenda. A cominciare dai 400 piedi (supponiamo Above Ground Level e non sulla pressione media della zona), che in Italia farebbero a pugni con l'urbanistica. Una cosa invidio agli americani e agli australiani: con tanto spazio a disposizione hanno potuto effettuare qualcosa come 70.000 prove in volo. Non a caso la prossima sfida della Wing sarà proprio cominciare le sperimentazioni in aree più complesse dal punto di vista della densità abitativa come le cittadine di Blacksburg e Christiansburg (Virginia).
Quanto c'è voluto? Sette anni, era il 2012 quando Wing Aviation ha cominciato la progettazione del suo multicottero, e lo ha fatto come consociata della Alphabet Inc, (leggi qui https://www.dronitaly.it/dronitaly-droni-google-alphabet-loon-wing-x/) già produttrice di droni, creando una macchina apposita e non adattando a questo scopo qualcosa di esistente. In poche parole ha fatto “ingegneria” realizzando una macchina volante di circa 11 chili. La FAA ha affermato che Wing "ha dimostrato che le sue operazioni soddisfacevano i rigorosi requisiti di sicurezza della FAA per qualificarsi per un certificato di vettore aereo." Durante questo tempo l'azienda ha sbagliato, corretto, rifatto, sperimentato, come nel giugno del 2016, quando ha partecipato alle campagne di prove della NASA e della FAA per capire come poter gestire i droni notificandone la presenza nello spazio aereo. Dunque dobbiamo chiederci: in Italia chi mai ha potuto sperimentare per così tanto tempo un sistema simile? E trovare il motivo del nostro ritardo.
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