Droni determinanti per scovare gli elementi più piccoli
[/fusion_title][fusion_imageframe image_id="17958" style_type="none" stylecolor="" hover_type="none" bordersize="" bordercolor="" borderradius="" align="none" lightbox="no" gallery_id="" lightbox_image="" alt="droni satelliti rifiuti oceano" link="" linktarget="_self" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" animation_type="" animation_direction="left" animation_speed="0.3" animation_offset=""]https://www.dronitaly.it/wp-content/uploads/2019/07/droni-satelliti-rifuti-oceano-2-1024x740.jpg[/fusion_imageframe][fusion_separator style_type="none" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="5" bottom_margin="5" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /][fusion_separator style_type="none" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="5" bottom_margin="5" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /]Si è conclusa con un successo la spedizione dell’Ocean Voyages Institute, un gruppo ambientalista che ha sperimentato per la prima volta l’utilizzo di droni e immagini satellitari per recuperare grandi quantità di rifiuti di plastica in mare: al termine di un viaggio di 25 giorni, i volontari della OVI hanno raccolto 40 tonnellate di scarti dal cosiddetto Great Pacific Garbage Patch, l’isola di rifiuti galleggiante più grande al mondo in costante movimento tra le coste della California e le Hawaii. Di seguito una foto di una parte del carico di rifiuti recuperato :
"La tecnologia satellitare ha svolto un ruolo chiave nel nostro lavoro e i droni ci hanno aiutato a identificare quelli più piccoli - ha spiegato Mary Crowley, fondatrice e direttrice esecutiva dell'Istituto - "Ci ha dato la possibilità di usare una soluzione innovativa per la ricerca in aree come questa ad alto inquinamento da plastica".
Circa 1,5 tonnellate della plastica raccolta sono state assegnate al programma di arte dell'Università delle Hawaii e a degli artisti dell'arcipelago che trasformeranno la plastica in sculture e altre opere. Quello che rimane sarà processato dalle industrie Schnitzer e inviato all'impianto H-Power delle Hawaii per essere trasformato in energia.
Nel 2020, l’equipaggio dell’OVI punta a una nuova missione, stavolta della durata di 3 mesi, sempre utilizzando il tracciamento satellitare e l’impiego di droni per il recupero anche delle più piccole concentrazioni di plastica galleggiante.
Fonte: Dronezine [/fusion_builder_column][/fusion_builder_row][/fusion_builder_container]