L'
eriofide del nocciolo (
Phytocoptella avellanae) è un acaro che può causare perdite significative di
produzione nei noccioleti. Questo acaro infatti, delle dimensioni di appena 0,2 millimetri, si insedia a livello delle gemme causando la formazione di
galle che portano il disseccamento e la caduta delle nuove foglie nascenti. Se gli attacchi sono massicci questo parassita porta ad un indebolimento generale della pianta e dunque ad una minore
produzione di nocciole.
I corilicoltori oggi adottano principalmente strategie di difesa che si basano sull'impiego di agrofarmaci a base di
rame, olio minerale e zolfo, con quest'ultimo che rappresenta il principale strumento a disposizione degli agricoltori.
Tuttavia è possibile difendere le piante anche grazie all'impiego di
insetti ausiliari quali
Amblyseius andersoni, un fitoseide predatore generalista che si ciba proprio dell'eriofide del nocciolo.
A. andersoni non è un predatore specifico di
Phytocoptella avellanae, poiché si ciba di un gran numero di specie differenti, ma proprio questa sua caratteristica rappresenta un punto di forza, in quanto riesce a
sopravvivere in ambiente dopo il lancio anche se non c'è una popolazione di eriofide disponibile.
L'impiego del drone per il lancio di A. andersoni
E se l'impiego di
A. andersoni per il controllo dell'
eriofide del nocciolo è ormai conosciuto da tempo, innovativo è il metodo attraverso il quale viene distribuito all'interno dell'impianto. Se in passato infatti
l'insetto ausiliario veniva disperso insieme ad una matrice inorganica a mano, depositando una certa quantità di prodotto in prossimità delle piante, oggi è possibile effettuare il rilascio attraverso il
drone.
Si possono infatti utilizzare dei
velivoli senza pilota dotati di un particolare apparecchio dosatore in grado di lasciar cadere sulle piante quantità prestabilite di prodotto. La rotta del drone viene impostata preventivamente e il velivolo si muove sopra le piante del frutteto in maniera autonoma lasciando cadere sopra le chiome il
fitoseide. Un metodo per ora sperimentale ma che si è dimostrato estremamente efficace e che viene impiegato anche su altre culture, come sul pomodoro per il
controllo del ragnetto rosso o sul mais
contro la piralide.
Il ciclo biologico di Phytocoptella avellanae
L'eriofide del nocciolo, denominato comunemente
acaro delle gemme, è un minuscolo acaro presente in tutti gli areali italiani dediti alla produzione delle nocciole. Questo acaro dall'aspetto vermiforme si insedia a
livello delle gemme che punge per succhiarne la linfa. La puntura induce nella pianta una reazione che porta alla formazione di galle, escrescenze carnose che rendono le gemme di
dimensioni anomale, spesso più grandi di un centimetro, e per questo facilmente identificabili in campo.
In primavera le foglioline colpite si
seccano e cadono provocando una defogliazione della chioma e quindi una minore capacità di sintetizzare i nutrimenti che sfocia in una
perdita di produttività.
L'eriofide trascorre tutta la sua esistenza a
livello delle gemme e compie molte generazioni all'anno, fino a sei, non fermandosi mai, neppure in inverno. Anzi, è proprio durante i mesi freddi che accelera il suo
ritmo di crescita che invece rallenta durante i caldi mesi estivi.
Non si può dunque dire che
Phytocoptella avellanae sverna nelle gemme. Primo, perché rimane in questi apparati
tutto l'anno. Secondo, perché è l'inverno la sua
stagione prediletta. A marzo si ha il picco di presenza dell'acaro che progressivamente migra per colonizzare nuove gemme. Le popolazioni sono più consistenti se l'inverno è stato freddo e asciutto, condizione che
stimola la fertilità delle femmine.
Già nella fase fenologica di
gemme invernali gli agricoltori iniziano a trattare gli impianti per il controllo di questo acaro effettuando preventivamente un attento monitoraggio delle piante e intervenendo solamente nel caso in cui vi sia almeno
il 10-15% di gemme colpite, facilmente riconoscibili, come detto, per le dimensioni non comuni. I trattamenti proseguono poi alla rottura delle gemme e alla terza foglia.
Tutti i pregi dell'impiego del drone
Ma perché un agricoltore dovrebbe decidere di impiegare
Amblyseius andersoni lanciato attraverso il drone per il controllo di
P. avellanae? Bisogna prima di tutto valutare la pressione dell'acaro nell'impianto e stabilire insieme al
tecnico di riferimento l'opportunità di impiegare un insetto ausiliario per il controllo dell'eriofide.
L'aspetto positivo di
A. andersoni è che è in grado di insediarsi all'interno dell'impianto e di
controllare efficacemente e sul lungo periodo la presenza di
P. avellanae. L'aspetto critico sta nel fatto che non sempre questo insetto è in grado di
controllare l'acaro ad un livello tale da garantire un danno economico tollerabile. Sono infatti numerose le variabili che influiscono sulla sua efficacia, a partire dall'andamento climatico.
Nel caso in cui si opti per l'utilizzo
dell'insetto ausiliario, la diffusione attraverso il drone è sicuramente veloce e conveniente. Il drone è infatti in grado di
trattare ampie superfici in poco tempo, garantendo un'elevata precisione di rilascio del prodotto, impossibile se effettuata a mano.
L'unico aspetto negativo riguarda il
costo dell'intervento, in quanto a meno che non si abbiano accordi specifici, occorre contattare una ditta specializzata che invierà sul posto un proprio
pilota che dovrà già conoscere il campo e aver già definito un piano di volo. Occorre dunque muoversi per tempo, decidendo il prima possibile la tipologia di
strategia di difesa da adottare.