Ma forse era un drone

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Il Punto

di Sergio Barlocchetti

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Sabato 15 giugno a Pavullo nel Frignano si è svolto un grande raduno di aviazione leggera. Un pilota, che stando a radio hangar è poi stato identificato e redarguito, ha raggiunto gli amici a bordo di un aeroplano monomotore attraversando in pieno il CTR di Bologna, senza alcun contatto radio. Dritto per dritto, ha percorso semplicemente la via più breve verso la sua destinazione.

Non è la prima volta che accadono fatti del genere, fortunatamente a quell'ora nessun aeromobile commerciale era in finale di avvicinamento a Borgo Panigale o sulla sua traiettoria, e il tutto si è risolto con l’avvistamento da parte di un pilota commerciale che ha riportato l’avvistamento: “Probabilmente un ultraleggero, ma forse era un drone”.

Ormai è diventata una frase fatta: se non si sa con precisione che cosa si sta osservando si finisce sempre per infilarci l’ultimo anello della catena alimentare aeronautica, che se non è uno sciagurato su un ultraleggero è il pilota giocherellone di un oggetto volante radio-controllato. Così, ormai è prassi, tanto per nutrire il lungo elenco degli infringements che ogni anno ci presenta l’Agenzia nazionale per la sicurezza aerea. Tuttavia è anche vero che i CTR italiani sono giganteschi e che il traffico VFR ha seri problemi per transitare in varie zone del territorio, specialmente a ridosso di colline, Prealpi e Appennini.

E se da un lato non ci si risparmia nell'accusare i mezzi unmanned, dall'altra non ci si può sentire rispondere dai piloti che: “Avevo il telefonino su Flightradar24 e non c’era nessuno dentro al CTR” oppure “Ero più in alto (o in basso) e non davo alcun fastidio”. Come se questo potesse dare corso a una interpretazione elastica e favorevole delle regole.

D’altro canto è comunque innegabile che la tecnologia oggi disponibile sugli smartphone sia più avanzata di quella applicata per tracciare la posizione dei mezzi in volo, un fenomeno sotto gli occhi di tutti. Potrebbe così venire davvero il giorno in cui, con tutti i mezzi volanti equipaggiati di sistema Ads-B, un pilota si rivolgerà al controllore dicendo che siccome il traffico più vicino è a 30 miglia di distanza egli ha tutto il tempo di attraversare aree normalmente istituite a protezione di procedure e sicurezza. Insomma che i due vedono le stesse cose e quindi il traffico si regola da sé. Aiuto!

Ancora una volta la verità sta nel mezzo. Bisogna essere ligi alle regole e collaborare con buon senso, ma bisogna anche smettere di disegnare aree precluse troppo ingombranti, con limiti verticali insensati per la realtà del luogo, così come non ha alcun senso limitare il traffico in una zona di cielo per le 24 ore se ci passano soltanto pochi voli al giorno. Ma soprattutto è importante smettere di usare a sproposito il termine drone come fosse ormai divenuto sinonimo di UFO.

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*Professionista del settore aviazione da 27 anni, ingegnere aerospaziale, giornalista professionista e pilota. Ha ricoperto il ruolo  di Flight Test Engineer e Project Manager in ambito manned e unmanned. Ha fatto parte della redazione del mensile Volare per 18 anni e ha esperienza di pilotaggio su aeromobili leggeri ed executive. Attualmente ricopre l’incarico di direttore tecnico di un'azienda aeronautica internazionale ed è docente di materie tecniche presso la scuola dell’Aeroclub Milano.

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