Robot in corsia contro il COVID-19

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Non solo droni dal cielo. Nella lotta al coronavirus intervengono i robot.

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La tecnologia interviene in aiuto dell'uomo in mille modi, non soltanto dall'alto, come nel caso dei droni. Negli ultimi giorni si registra l'uso di robot in due ospedali italiani, Rimini e Varese, in supporto al personale medico per le attività di monitoraggio dei parametri vitali dei pazienti Covid.

All’ospedale Infermi di Rimini il robot consente di effettuare televisite di pazienti ricoverati e affetti da Covid-19, limitando sensibilmente i rischi per il personale medico e infermieristico. ”In questo modo – riporta l'Ausl Romagna – grazie all’utilizzo di un computer dotato di webcam e microfono, il medico è in grado di guidare il robot attraverso i corridoi fino al letto del paziente, mostrandosi a quest’ultimo attraverso il monitor: grazie all’utilizzo di un microfono e di due telecamere presenti sul robot, il medico può svolgere a distanza un’efficace valutazione visiva del paziente e interloquire per fornire e raccogliere ulteriori informazioni cliniche."

All'Ospedale di Circolo di Varese invece sono sei i robot che aiuteranno il personale sanitario nell'assistenza a dodici pazienti affetti da Covid-19, un robot ogni due pazienti. Lo riporta un comunicato stampa di ASST- Sette Laghi.

"I robot non eliminano il contatto umano con il paziente, ma riducono gli accessi. - spiega il Prof. Francesco Dentali, Direttore del reparto di Medicina ad Alta Intensità - Anzi, facendoci risparmiare il tempo della vestizione e svestizione, che ha un impatto notevole sulla nostra attività, a migliorare sarà anche la qualità del tempo che dedicheremo ai nostri pazienti".

L'efficacia derivante dall'uso di robot teleguidati a distanza sta dunque nel ridurre i rischi a cui si espongono solitamente medici e infermieri e nel risparmio del complesso dei dispositivi di protezione necessari e purtroppo oggi spesso insufficienti per numero (vedi le le mascherine). L'uso dei robot in situazioni di emergenza sanitaria però non è una novità.

Come riportato da un articolo pubblicato su Science Robotics lo scorso 25 marzo, già durante l'epidemia di Ebola 2015 l'Ufficio della politica scientifica e tecnologica della Casa Bianca e dalla National Science Foundation identificarono tre grandi aree in cui la robotica può fare la differenza: assistenza clinica (ad es. Telemedicina e decontaminazione), logistica (ad es. Consegna e gestione dei rifiuti contaminati) e ricognizione (ad es. monitoraggio del rispetto delle quarantene volontarie).

Restando nell'area dell'assistenza clinica, ecco che i robot si rivelano soluzioni efficaci per la disinfezione di superfici contaminate (i coronavirus possono persistere su metallo, vetro o plastica per alcuni giorni) attraverso l'uso di dispositivi a luce ultravioletta o ancora, come nel caso dei droni, per la misurazione della temperatura nelle aree pubbliche e nei porti di ingresso grazie all'integrazione di sensori termici e algoritmi di visione.

Pensiamo anche ai tamponi per COVID-19 e ciò che comporta la raccolta, la gestione, il trasferimento e il test dei campioni. Durante un'epidemia grave, una sfida chiave è la mancanza di personale qualificato per tamponare i pazienti ed elaborare i campioni di test. Il tampone rinofaringeo e orofaringeo automatizzato o assistito da robot può accelerare il processo, ridurre il rischio di infezione e liberare personale per altre attività. Alcune persone non sviluppano sintomi del virus o ospitano il virus al momento del test. In questi casi, un esame del sangue per verificare l'aspetto dell'anticorpo potrebbe essere cruciale e utilizzato per identificare le infezioni silenziose. Qui droni aerei o terrestri autonomi, come visto (leggi QUI) possono essere utilizzati per il trasferimento di campioni e per la consegna di medicinali a pazienti infetti in situazioni obbligate di "distanziamento sociale".

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