Il progetto coordinato dall'Università di Bologna
[fusion_separator style_type="none" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="5" bottom_margin="5" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /]Gli ambiti di applicazione dei droni marini sono molteplici. Un anno fa Kawasaki presentava il drone subacqueo per il monitoraggio dei gasdotti (rileggi la notizia Qui). In Italia invece è in fase di sviluppo un progetto internazionale che punta al monitoraggio dei nostri mari a sostegno di attività di pesca sostenibile.
IL PROGETTO SUSHI DROP
Si chiama SUstainable fiSHeries wIth DROnes data Processing - Sushi Drop - ed è un progetto che coinvolge un team di ricerca italo-croato per lo sviluppo di un drone sottomarino pensato per monitorare lo stato di salute dei fondali dell’Adriatico.
Una volta raccolti, tutti i dati verranno condivisi online su piattaforma opensource e messi a disposizione di cittadini, associazioni e imprese per favorire l'implementazione di nuove forme di protezione dei mari e ottimizzare le attività di pesca per aumentarne la sostenibilità ambientale.
Il progetto, coordinato dall'Università di Bologna e finanziato dall'UE per quasi 2 milioni di euro, vuole dare vita a un innovativo strumento di monitoraggio della salute dei nostri mari: un drone sottomarino capace di immergersi ad oltre 200 metri di profondità, in grado di navigare in maniera autonoma, acquisire immagini e realizzare scansioni sonar per raccogliere dati preziosi e valutare lo stato di salute del mare.
“Questo strumento – spiega Luca De Marchi, ingegnere elettronico dell’Università di Bologna e coordinatore di Sushi Drop – permetterà di monitorare in particolare gli ecosistemi del Mar Adriatico Centro-Settentrionale, che sono di estremo interesse per la loro altissima biodiversità, tanto da poter essere considerati una vera e propria nursery per numerose specie”.
IL DRONE SOTTOMARINO
[caption id="attachment_17854" align="alignleft" width="300"] Il team di ricerca al lavoro sul drone | Oggiscienza.it[/caption]Il drone, per la cui costruzione il team bolognese si è rivolto al gruppo di ricerca robotica del CNR di Genova, sarà dotato di fotocamere e di un sonar con tecnologia multibeam (ideale per la misura delle profondità marine e della loro rappresentazione cartografica) e avrà qualche ora di autonomia.
Per cominciare, per l'estate del 2020, il drone esplorerà i fondali al largo di Pedaso (FM), a circa 30 miglia dalla costa, in un habitat a 80 metri di profondità. Successivamente esplorerà zone più profonde, come la fossa di Pomo: una depressione di 270 metri, situata in acque internazionali e considerata la nursery più importante dell’Adriatico per lo scampo e il nasello. Quest’area in passato è stata fortemente sfruttata dalla pesca a strascico e soltanto da pochi anni è sottoposta a severe restrizioni.
Il drone è uno strumento che offre diversi vantaggi per il monitoraggio biologico. “Rispetto ai vascelli oceanografici o alle campagne di pesca è di sicuro più economico e più ecologico”. E anche rispetto ai ROV (remotely operated vehicle, sottomarino a comando remoto) vince la partita. “Il drone opera in autonomia e può raggiungere profondità elevate, mentre il ROV, essendo un veicolo che trasmette i segnali a navi o piattaforme restando collegato ad esse via cavo, ha possibilità molto più limitate”, sostiene De Marchi.
Fonte: Unibo.it | Oggiscienza.it
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