Obiettivo: analizzare lo stato di salute e i rifiuti plastici, compresi guanti e mascherine.
[fusion_separator style_type="none" hide_on_mobile="small-visibility,medium-visibility,large-visibility" class="" id="" sep_color="" top_margin="5" bottom_margin="5" border_size="" icon="" icon_circle="" icon_circle_color="" width="" alignment="center" /]Attraverso un comunicato stampa trasmesso lo scorso 20 luglio, il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) ha reso noto l'avvio di un progetto in collaborazione con con gli Istituti di Scienze Marine (Ismar) di Lerici e di Fisiologia Clinica (Ifc) di Pisa, unico nel suo genere: il monitoraggio via drone del litorale di San Rossore, area naturale protetta delle province di Pisa e Lucca, per acquisire dati relativi al riconoscimento, classificazione e conteggio degli rifiuti presenti in spiaggia. I risultati, analizzati in collaborazione con l’Istituto per la BioEconomia (Ibe) del Cnr, sono pubblicati su Remote Sensing.
“Oltre a stime quantitative, sono state svolte analisi approfondite sulle dinamiche dell’accumulo spaziale e temporale dei rifiuti, mettendo in luce il ruolo giocato da fattori quali la stagione, le condizioni del mare e delle correnti, la presenza di vento e altri fattori atmosferici”, spiega Silvia Merlino, ricercatrice del Cnr-Ismar di Lerici, in provincia di La Spezia. “L’indagine - la prima in Italia ad aver utilizzato un drone per l’analisi del marine littering – ha fatto emergere elementi interessanti: abbiamo riscontrato, ad esempio, che la velocità di accumulo dei rifiuti è influenzata anche dalla dimensione degli oggetti: questo è vero specialmente per materiali come il polistirolo espanso, poco denso e che tende a disperdersi facilmente. Anche la stagionalità è un fattore chiave: densità di accumulo maggiori si hanno, infatti, in autunno e in inverno. Per quanto riguarda la distribuzione spaziale, invece, emerge una tendenza degli oggetti ad accumularsi maggiormente a ridosso delle dune, che caratterizzano il paesaggio delle spiagge monitorate, aiutate in ciò dalla presenza di materiale vegetale come tronchi e grossi rami, che ne ostacolano il ritorno in mare e che, purtroppo, ne favoriscono invece la frammentazione con conseguente produzione di microplastiche. Per contro, abbiamo rilevato come, su una spiaggia liberata completamente da tali oggetti, si ristabilisca un nuovo equilibrio dinamico già nell’arco di poche settimane”.
I prossimi step dell'attività di monitoraggio riguarderanno anche la dispersione e distribuzione di guanti e mascherine (dispositivi di protezione attualissimi in epoca Covid-19), con l’obiettivo di monitorare il loro probabile arrivo, via fiume, nella zona del parco di San Rossore, Migliarino e Massaciuccoli. “L’utilizzo di droni con finalità di monitoraggio ambientale presenta molteplici vantaggi: consente di osservare porzioni di territorio anche molto estese, riesce a penetrare in luoghi inaccessibili, e garantisce la ripetibilità spaziale delle ricognizioni grazie a voli automatici”, sostiene Marco Paterni, referente delle attività di monitoraggio nell'ambito della dispersione di rifiuti in ambiente del gruppo ReFly Cnr-Ifc. “In un prossimo futuro, i droni utilizzati in BVLOS potranno fornire un ottimo supporto alla gestione di parchi marini e riserve, contribuendo all’individuazione delle zone a rischio di accumulo di detriti e rifiuti plastici, diventando strumento chiave per la gestione degli interventi di rimozione, evitando così il loro degrado e frammentazione”.
Fonte: CNR Comunicato
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